È STATO IERI, È OGGI! Che cosa resta?
Paolo Barbero

My milkshake brings all the boys to the yard
And they're like it's better than yours
Damn right, it's better than yours
I know you want it
The thing that makes me
What the guys go crazy for
They lose their minds



foto Margherita Caprilli

È Milkshake di Kelis, le cui parole cantate in coro ci svelano il motivo che ha condotto qui un esercito.
Accade fuori le mura di Castel Sismondo, a Rimini, ma siamo già ai piedi delle mura di Troia.
Rapidi, dalle nostre spalle entrano sulla scena 35 corpi che parlano come uno solo, e invece sono moltitudine; un esercito che annuncia la guerra, che ne dichiara l’unico obiettivo: la vittoria.
Si schierano come una freccia puntata pericolosamente contro di noi, e marciano.

Si susseguono una serie di quadri e situazioni, rapidi paesaggi di corpi che organicamente si distribuiscono sullo spazio della scena.
Il coro si fa strumento per restituire la potenza di un corpo collettivo, di un mostro spaventoso fatto di brandelli neri. Tutto è fatto a pezzi, come il testo che intesse frammenti di Euripide, Sartre, Barker, Wolf, Gualtieri e scritture dal* student* del liceo classico G. Cesare – M. Valgimigli.

In costante allerta, siamo condott3 da fuori le mura di Troia fin dentro il cavallo di legno, dove i corpi sono ammassati e il terrore si fa rovente.

L’attacco avviene, i corpi si sporcano di sangue e vengono raccontate le macerie, l’orrore che elimina origini, affetti, desideri.
Non ne rimarrà niente. Il riferimento è a Gaza. Non ne rimarrà niente.

Si prova a raccontare il disastro, le rovine, l’umiliazione, lo scherno, la vergogna e lo sfruttamento.
Il ratto delle troiane è come una fuga dal corpo collettivo, un mostro a più teste che intrappola e ingoia le sue vittime, poiché mogli, madri, figlie dei vinti.

Sedute a un tavolo, tre divinità decidono le sorti del territorio conquistato come un gioco di carte, seguendo unicamente le logiche del proprio profitto.
Una scena che chiama alla mente, ancora una volta, i territori occupati in Palestina e i diversi folli piani di ricostruzione.

I 35 corpi sono di student* tra i 14 e i 19 anni che, insieme a Francesco Montanari e Francesca Morello (R.Y.F.), ci hanno aperto le porte del loro laboratorio teatrale per mostrarci come si può studiare, pensare insieme, rimaneggiare del materiale, interrogarlo per capire cosa ci dice ancora oggi.
Stare nei processi, fare come pensare, pensare per fare domande senza necessariamente dare le risposte.
Stare sui testi, abitarli, farli con il corpo, ripercorrere i no di Cassandra per dire i nostri no all’orrore di oggi.

Davanti alla catastrofe che accade, qual è il nostro spazio di libertà?
È il momento della cura. Chi siamo noi? Che cosa diventeremo?
Finita la guerra, rimarremo cenere, lacrime, paura e dolore.
Resta il sole, calante, che lascia la scena in ombra.



 
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